Vi sto per raccontare la
storia di un ragazzo di 22 anni immigrato in Italia dal Bangladesh di
nome Aminur.
A 15 anni viveva e
frequentava la scuola in Bangladesh. Suo fratello maggiore faceva il
politico, e quando il suo partito ha perso, arrivarono di notte i
suoi oppositori politici e gli tagliarono mani e piedi. Aminur ne
venne a conoscenza solo il giorno dopo, quando la madre arrivò nella
sua classe e gli disse che non poteva più restare in Bangladesh
perché lo avrebbero ucciso. Aminur si mise a piangere, ma la madre
gli dette dei soldi e gli disse di andare in aeroporto e prendere il
primo volo per la Libia.
Giunto in Libia si
aspettava di trovare qualcuno come gli aveva detto la madre, ma
invece non c’era nessuno. Istintivamente si mise a piangere, ma poi
capì che non serviva a niente e iniziò a cercare qualcuno che
potesse aiutarlo. Trovò un operaio a cui riuscì a spiegargli la sua
storia in inglese. Lui lo portò in casa sua e gli diede da mangiare
per due settimane, poi gli trovò un lavoro come saldatore.
Dopo
qualche anno scoppiò la guerra e Aminur, non essendo libico, non
poteva uscire di casa e il suo vicino di casa doveva procurargli il
cibo. Ma dopo un paio di mesi i soldi iniziarono a scarseggiare e gli
dissero che con 1000 euro poteva pagare uno scafista e andarsene
dalla Libia. Rassegnato accettò e si imbarcò sul barcone insieme ad
altri duecento passeggeri. Il barcone era una vecchia nave cargo e
per riuscire ad imbarcare così tante persone bisognava stringersi e
inginocchiarsi. A bordo conobbe un ragazzo di 25 anni che, non
essendo mai stato in barca, continuava a vomitare. Dopo un giorno di
viaggio senza mangiare né bere, il ragazzo iniziò a vomitare la
bile; successivamente morì. Aminur fu costretto a gettare il suo
corpo in mare e proseguire il viaggio. Dopo 36 ore sbarcarono a
Lampedusa, dove gli diedero da mangiare e da bere. Successivamente
furono portati a Taranto, dove li divisero in gruppi di dieci persone
e portarono ogni gruppo in una città italiana diversa. Aminur è
capitato a Bolzano ed è riuscito a trovare lavoro come pizzaiolo al
“Twenty”, dove ha lavorato per sei mesi.
Ora
Aminur è a Bolzano da due anni e non riesce a trovare lavoro. Per
mangiare deve andare alla Caritas o rivolgersi ad altre persone.
Vi
ho voluto raccontare questa storia per farvi capire cosa passano gli
immigrati venendo in Italia e come continuano a vivere dopo l’arrivo.
Queste persone vanno aiutate!
di
Michele