18/12/13

La storia di Aminur


Vi sto per raccontare la storia di un ragazzo di 22 anni immigrato in Italia dal Bangladesh di nome Aminur.

A 15 anni viveva e frequentava la scuola in Bangladesh. Suo fratello maggiore faceva il politico, e quando il suo partito ha perso, arrivarono di notte i suoi oppositori politici e gli tagliarono mani e piedi. Aminur ne venne a conoscenza solo il giorno dopo, quando la madre arrivò nella sua classe e gli disse che non poteva più restare in Bangladesh perché lo avrebbero ucciso. Aminur si mise a piangere, ma la madre gli dette dei soldi e gli disse di andare in aeroporto e prendere il primo volo per la Libia.
Giunto in Libia si aspettava di trovare qualcuno come gli aveva detto la madre, ma invece non c’era nessuno. Istintivamente si mise a piangere, ma poi capì che non serviva a niente e iniziò a cercare qualcuno che potesse aiutarlo. Trovò un operaio a cui riuscì a spiegargli la sua storia in inglese. Lui lo portò in casa sua e gli diede da mangiare per due settimane, poi gli trovò un lavoro come saldatore.
Dopo qualche anno scoppiò la guerra e Aminur, non essendo libico, non poteva uscire di casa e il suo vicino di casa doveva procurargli il cibo. Ma dopo un paio di mesi i soldi iniziarono a scarseggiare e gli dissero che con 1000 euro poteva pagare uno scafista e andarsene dalla Libia. Rassegnato accettò e si imbarcò sul barcone insieme ad altri duecento passeggeri. Il barcone era una vecchia nave cargo e per riuscire ad imbarcare così tante persone bisognava stringersi e inginocchiarsi. A bordo conobbe un ragazzo di 25 anni che, non essendo mai stato in barca, continuava a vomitare. Dopo un giorno di viaggio senza mangiare né bere, il ragazzo iniziò a vomitare la bile; successivamente morì. Aminur fu costretto a gettare il suo corpo in mare e proseguire il viaggio. Dopo 36 ore sbarcarono a Lampedusa, dove gli diedero da mangiare e da bere. Successivamente furono portati a Taranto, dove li divisero in gruppi di dieci persone e portarono ogni gruppo in una città italiana diversa. Aminur è capitato a Bolzano ed è riuscito a trovare lavoro come pizzaiolo al “Twenty”, dove ha lavorato per sei mesi.
Ora Aminur è a Bolzano da due anni e non riesce a trovare lavoro. Per mangiare deve andare alla Caritas o rivolgersi ad altre persone.

Vi ho voluto raccontare questa storia per farvi capire cosa passano gli immigrati venendo in Italia e come continuano a vivere dopo l’arrivo. Queste persone vanno aiutate!
di Michele

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